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Cinque cose da sapere prima di entrare nell’industria della traduzione

Nel 2021, pur nell’eccezionale situazione mondiale, l’industria della traduzione raggiungerà un fatturato di 56 miliardi di dollari. Per capirci, quattro volte in più del fatturato della Ferrero… 

Ma cosa è l’industria della traduzione? Perché chiamiamo industria qualcosa che ha a che fare con le parole, che non si possono produrre in una fabbrica? E cosa dobbiamo sapere nel momento in cui abbiamo bisogno di una traduzione? 

Insomma, tante domande, tante curiosità; proviamo a togliercene qualcuna:

La traduzione è intorno a noi, anche se non ci facciamo caso

Se pensiamo alle nostre attività quotidiane e alle informazioni con cui veniamo in contatto, la gran parte di esse è tradotta: le etichette dei biscotti con cui facciamo colazione, le app del nostro smartphone, il manuale di uso e manutenzione del nostro mezzo di trasporto, le pubblicità dei nostri brand di moda preferiti, le istruzioni di lavaggio dei cuscini Ingerilse del nostro divano, la serie Netflix davanti a cui ci addormenteremo.

Quindi, qualsiasi prodotto o servizio produciamo o forniamo, se non lo traduciamo rendendolo appetibile per chi non parla la nostra lingua, quasi sicuramente perderemo un’occasione.

La traduzione non può fare a meno della tecnologia

Abbiamo detto industria, perché oggi l’attività del tradurre è diventata, oltre che intellettuale, un’attività fortemente influenzata dallo sviluppo tecnologico.

Software di traduzione assistita (CAT), l’intelligenza artificiale applicata allo sviluppo dei motori di traduzione automatica (MT), gli acronimi si sprecano oggi, ma quello che non si spreca sono i contenuti che vengono tradotti. La tecnologia, infatti, permette di essere coerenti, recuperando ciò che era già stato tradotto, quindi risparmiando, ma soprattutto dà a ciascuno la possibilità di mettere sul mercato informazioni in molte lingue (o in grande quantità) con costi e tempi una volta impensabili.

La traduzione deve essere professionale

Oggi non basta conoscere una lingua, per tradurre bisogna aver studiato le tecniche di traduzione, la tecnologia, possedere strumenti sempre aggiornati, se non addirittura un passo avanti gli altri.

Per questo esistono le LSC, società di servizi linguistici, che non sono un mediatore fra cliente e traduttore, ma forniscono valore aggiunto con un servizio completo con standard altissimi, certificazioni di qualità, formazione e valutazione continua dei loro dipendenti e fornitori. 

Del resto, se un’azienda acquista le materie prime dai migliori fornitori, perché dovrebbe farsi tradurre i contenuti da me che sono solo andato in vacanza a Glasgow?

La specializzazione non si improvvisa

Uno dei ruoli-chiave in una società di servizi linguistici è il vendor manager, ossia la persona che seleziona, valuta e negozia con i traduttori. E trovare un buon traduttore è un’arte sottile, in cui entrano in gioco la valutazione delle competenze, l’attenzione al dettaglio, la conoscenza delle persone, l’empatia e la capacità di trovare l’equilibrio perfetto per ambedue. 

Alla fine di questo processo il lavoro sarà affidato sempre al traduttore più bravo e specializzato, perché le sfumature sono talmente tante che non possono esistere i tuttologi: se traduco brevetti farò solo quello, se sono un traduttore medico-scientifico non mi imbarcherò in un testo legale, se mi occupo di traduzione creativa la manualistica tecnica la lascerò fare volentieri ad altri.

L’artigiano e l’industria: la sintesi

Come ci insegnano le grandi storie di successo – abbiamo citato Ferrero prima… – un buonissimo prodotto riesce a raggiungere il mondo solo se gli si costruisce attorno un’industria sana ed efficiente.

La traduzione oggi è così: tanti artigiani delle parole, professionisti impeccabili dotati di strumenti scintillanti che lavorano per aziende strutturate, solide, specializzate e attente ai bisogni di tutti, dai loro clienti fino al sociale. 

Perché quando vogliamo comunicare qualcosa dobbiamo farlo senza preoccupazioni.

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