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Tradurre il software

Nel mondo della localizzazione, la traduzione del software rappresenta una grandissima fetta del mercato. Dai sistemi operativi più noti fino a software specialistici e app di nicchia, questo tipo di traduzione richiede un mix di competenze tecniche e linguistiche uniche nel suo genere.

Perché localizzare e non tradurre?

Per via della caratteristica essenziale di un software, che è la sua usabilità, è fondamentale che il prodotto venga percepito come autentico, ovvero realizzato per il mercato di destinazione. Basti pensare alle espressioni di data e ora, alle unità di misura, al formato dei numeri di telefono, ma anche a tutti i riferimenti culturali. In un’app destinata al mercato italiano, ad esempio, è bene evitare espressioni come “4:28 PM” e “Salve, Bob”, e preferire invece qualcosa di più naturale per l’utente, come “16:28” e “Ciao, Marco”.

Ma come si traduce un software o un’applicazione?

In primo luogo, il traduttore deve comprendere lo scopo del testo che sta traducendo. Molto spesso ci si trova davanti a singole parole (che possono definire azioni o caratteristiche del programma disponibili per l’utente) e, per questo motivo, bisognapoter accedere a una versione completa del software stesso o almeno a degli screenshot che possano fornire il contesto necessario.

In secondo luogo, il traduttore deve essere in grado di distinguere tra stringhe destinate all’utente e codice. Sebbene quest’ultimo non venga generalmente incluso nel pacchetto di traduzione, potrebbe comunque trovarsi al suo interno ed è importantissimo poterlo riconoscere al fine di evitare errori o bug del software.

Un traduttore software si troverà di fronte anche a molti segnaposto, come %s, %d, %x e così via. L’esperienza insegna tanto, in questi casi, e la possibilità di vedere il segnaposto nel contesto dell’applicazione stessa è assolutamente essenziale per localizzare correttamente le parole che vengono prima o dopo. Bisogna infatti capire se verrà sostituito da un numero o di un sostantivo, e in questo caso se occorre parlare al singolare o al plurale, al maschile o al femminile.

La localizzazione finisce con la traduzione?

No. La traduzione dell’applicazione è il primo, grande passo per localizzare un’app o un software. Una volta ricreato il programma nella lingua di destinazione, i linguisti avranno due compiti. Il primo, importantissimo, è il collaudo linguistico. Oltre a un controllo della traduzione vera e propria, si verifica attentamente la GUI, ovvero l’interfaccia grafica destinata all’utente. I pulsanti sono stati tradotti correttamente in base al contesto? Il tono di voce usato è coerente? Le stringhe si adattano allo schermo o sono troppo lunghe e vanno ridotte? La terminologia è coerente e non crea ambiguità? Terminato questo controllo, si procede poi a una verifica funzionale, dove si testa il funzionamento di tutte le pagine e funzioni, per confermare che non siano stati introdotti bug in fase di traduzione.

Franco Schiavi

Traduttore tecnico specializzato in Informatica e Marketing

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