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False friends in Legal English: “amici, amici e poi ti rubano la bici”

Una delle tante trappole che il traduttore novello deve imparare a schivare (e che il traduttore stagionato non deve mai perdere di vista) è l’esistenza dei cosiddetti false friends (lo spagnolo li chiama anche falsos cuñados, letteralmente falsi cognati, in un’ottica se vogliamo più all in the family).

Gli insidiosi falsi amici sono sempre dietro l’angolo anche nella traduzione inglese – italiano, e a maggior ragione è opportuno stare all’erta quando si traduce in ambito legale, un campo affascinante ma particolarmente delicato, in cui uno scivolone può avere impensabili e disastrose ricadute.

Traduzioni legali: a cosa prestare attenzione

Oggi ne vedremo alcuni, iniziando da uno dei miei preferiti: la frustration.

State pensando alla frustrazione che vi assale quando, entrati in un tabacchino per comprare un pacchetto di sigarette al volo, la vecchietta davanti a voi disquisisce per 5 minuti buoni sui vari gratta e vinci, indecisa sull’acquisto?

Siete in alto mare.

Cerchiamo di capire meglio il concetto di frustration con un esempio classico di frustration of purpose: i cosiddetti Coronation cases.

Siamo nel 1902: l’incoronazione di re Edoardo VII e della regina Alessandra è prevista per il 26 giugno nell’Abbazia di Westminster, a Londra. Diversi sudditi si attivano per poter assistere all’evento da una posizione privilegiata: il signor Krell, ad esempio, affitta dal signor Henry un appartamento con vista sulla cerimonia, e come lui tanti altri.

Il purpose, ossia lo scopo per cui il contratto viene stipulato, è proprio assistere all’incoronazione.

Accade tuttavia un imprevisto: il povero re si ammala di appendicite, e la cerimonia viene rimandata (avverrà il 9 agosto dello stesso anno).

Il signor Krell richiede quindi l’annullamento del contratto, proprio sulla base della frustration of purpose, ossia del venire meno della presupposizione, lo scopo ultimo per cui lo stesso era stato stipulato.

L’equivalente ai giorni nostri? Forse un fortunato proprietario di un immobile con vista sul matrimonio dei Ferragnez, che decide di affittarlo a peso d’oro in concomitanza dell’evento.

Del resto, il povero signor Krell non aveva certo affittato l’appartamento per starsene sul terrazzino del signor Henry a sorseggiare un drink, giusto? Questo ci porta al secondo false friend di oggi: il barrister.

La prima volta che ho sentito nominare il barrister è stato con accento British: suona molto simile a barristah e, a un orecchio italiano medio, risulta un cugino di primo grado del nostro buon vecchio barista (suppongo che i milanesi lo chiamino quantomeno barman, ma io sono cresciuta a Genova).

In realtà, e senza addentrarci nelle sfumature, il barrister inglese non serve cappuccini e tramezzini: è un avvocato.

Rimaniamo in ambito food and beverage per un altro false friend classico in ambito legale: il verbo to serve (e il relativo sostantivo service).

Anche in questo caso, nulla a che vedere con camerieri et similia: in inglese legale, to serve significa notificare, e il service è la notifica. La frase He was served divorce papers significa che a una certa persona sono stati notificati i documenti relativi al divorzio: certo c’è chi deciderà di festeggiare con un brindisi, ma quello è un altro paio di maniche.

Un altro termine che spesso trae in inganno i traduttori in erba (o i non addetti ai lavori) è construction (e il relativo verbo to construe): a prima vista sembra un termine banale da tradurre, appena uno step sopra a the cat is on the table. In realtà, siamo lontani dal settore dell’edilizia: una clausola sempre presente nei documenti contrattuali, con le opportune variazioni, suona così: “This agreement shall be construed in accordance with and governed by the law of xxx”. In ambito legale, to construe significa interpretare, e la construction è l’interpretazione.

Chiudiamo la nostra carrellata con il termine consideration: nonostante ricordi molto la nostra considerazione, in inglese questo sostantivo non fa riferimento al riguardo, alla prudenza e a simili delicate accortezze: la consideration è la volgare pecunia. Cedere un bene for a consideration significa farlo a titolo oneroso, e la consideration è il corrispettivo appunto da pagare.

La morale della favola? Facciamo sempre attenzione con il Legal English (tread lightly direbbe Walter White). Spesso sono i termini più apparentemente innocui e banali a indurci in errore: una somiglianza ravvicinata con un termine italiano ci fa pensare che vi sia una effettiva corrispondenza di significato, che non si tratti dell’ennesima invenzione in inglese maccheronico.

Mi rendo conto di svelare con questa affermazione dettagli anagrafici che farei meglio a tenere celati, ma l’associazione mentale con du gust is megl che uan mi sorge abbastanza spontanea in questo caso: per chi desidera però diventare un professionista della traduzione legale, l’effetto Maxibon va sempre tenuto ben presente (ed evitato ad ogni costo).

Anna Abate

Traduttrice Aglatech14 specializzata in ambito Legal